Sempre più spesso di sente parlare di employee branding, a proposito di rapporto tra un’azienda e i suoi dipendenti.
In questo articolo cercheremo di chiarire il concetto di employee branding, di distinguerlo da quello di employer branding e di comprendere come rafforzarlo e utilizzarlo.
I dati pubblicati qualche tempo fa da Aidp, l’Associazione italiana direzione personale, sono inequivocabili: le dimissioni volontarie interessano il 60% delle aziende, riguardano diverse decine di migliaia di posizioni e coinvolgono principalmente le aree dell’informatica e del digitale, la produzione e il marketing e le vendite.
A scegliere di cambiare lavoro sono soprattutto gli addetti fra i 26 e i 35 anni (il 70% del campione analizzato) e perlopiù impiegati in aziende del Nord Italia.
Il mondo del lavoro post pandemia, e di conseguenza anche i principi alla base dell’organizzazione di molte aziende, riflette cambiamenti segnati da fattori sempre più rilevanti.
Lo smart working e il work-life balance devono fare i conti con una nuova variabile: la “great resignation” (fenomeno delle grandi dimissioni) che ha preso piede negli Stati Uniti a inizio 2021 e che si sta rapidamente diffondendo anche in Italia.
Secondo il Randstad Workmonitor, il 29% dei lavoratori italiani oggi sta attivamente cercando un nuovo impiego (l’Italia è al terzo posto al mondo in questa classifica), percentuale che arriva al 38% nella fascia tra i 25-34 anni.
E un ulteriore 24% di dipendenti sta considerando di mettersi a breve alla ricerca, con un’incidenza più alta tra le fasce giovanili.
La fuoriuscita di professionisti sta mettendo le imprese nella condizione di dover affrontare una sfida nota e ora divenuta prioritaria: trattenere i migliori talenti, e trovarne di nuovi.
Employee branding vs employer branding
I termini “employee” ed “employer” branding vengono spesso confusi e associati alla medesima attività, ma riguardano, in realtà, due facce diverse della stessa medaglia: il rapporto tra datore di lavoro/azienda e dipendenti.
In particolare, quando si parla di employer branding si fa riferimento a tutte quelle attività volte a valorizzare un’azienda in modo da essere interessante e accattivante agli occhi dei potenziali candidati (candidate attraction).
L’obiettivo, quindi, è quello di riuscire ad attirare i migliori talenti sul mercato e risultare un come un ambiente di lavoro migliore rispetto ai competitor.
L’employee branding, invece, è il processo attuato per coinvolgere i (già) dipendenti con la missione, i valori e la visione di un’ organizzazione, motivandoli a trasmettere quei messaggi a clienti, stakeholder, potenziali clienti e altri dipendenti.
Non solo: l’employee branding ha tra i suoi obiettivi quello di creare un ambiente di lavoro piacevole e inclusivo per coloro che già lavorano in azienda, passando per attività di team building ma anche benefits, servizi aggiuntivi, e soprattuto una comunicazione interna ben strutturata.
I vantaggi di fare employee branding
Come abbiamo detto, specialmente nella nuova era post-pandemica interessata da nuove tipologie di lavoro ibrido e da remoto, le persone sono molto più sensibili a fattori come il benessere sul luogo di lavoro, l’equilibrio tra gli orari d’ufficio e la vita privata, e ricercano una maggiore sensibilità da parte delle aziende per l’offerta di un impiego che favorisca benessere, qualità della vita e attività lavorative.
I vantaggi di fare employee branding sono numerosi:
- I dipendenti sono i primi ambassador del tuo brand
- I dipendenti felici sono più produttivi del 13% secondo uno studio della Oxford University
- Le aziende che applicano una strategia formale di coinvolgimento dei dipendenti hanno una probabilità maggiore del 67% di incrementare la propria brand awareness verso l’esterno
- Secondo il Boston Conulting Group una buona strategia di Employee Branding può arrivare a ridurre il tasso di rotazione (turn-over) dei dipendenti fino al 28%, con tutti i risparmi in termini di costi di assunzione di nuove risorse che possiamo immaginare
- Si guadagna un notevole vantaggio competitivo rispetto ai competitor, grazie all’intelligenza collettiva e alla creatività
Come comunicare l’employee branding
Non vi è dubbio che l’affidabilità e la serietà di un brand si misurino proprio a partire dal modo in cui un’azienda si presenta, ovvero, dalle strategie di comunicazione che adotta e dai valori che promuove.
Certamente comunicare con i dipendenti non è come comunicare con i propri clienti (reali e potenziali) e anzi, l’attività richiede una particolare attenzione al tone of voice, ai contenuti e soprattutto ai canali che vengono utilizzati.
I social media sono sicuramente un importante elemento di una strategia di comunicazione rivolta ai dipendenti, soprattutto per quanto riguarda LinkedIn, canale che promuove e incentiva la partecipazione degli employees alle attività aziendali.
Una pagina LinkedIn ben strutturata, con un piano editoriale che includa contenuti di storytelling sulle persone che fanno parte dell’organizzazione amplifica e supporta le attività di employee branding.
Ma quale canale utilizzare per comunicare attività di team building, benefits, e informazioni relative alle attività quotidiane?
Possono prestarsi perfettamente per questo scopo, vediamo insieme in che modo.
Gli SMS per l’employee branding
Sono un canale con una lunga e consolidata presenza sul mercato, che negli due ultimi anni.
Con l’aumento degli acquisti online e degli e-commerce, delle transazioni digitali e della fruizione di servizi solo su appuntamento per limitare assembramenti, gli SMS hanno visto aumentare la propria portata grazie al loro supporto nell’autentificazione a due fattori, come OTP e per l’invio automatico di reminder e conferme d’ordine.
Risultano ancora un canale preferenziale per la comunicazione con i brand.
Ciò è dovuto in primis al fatto che essi vengono solitamente letti entro 3 minuti dalla consegna, hanno alti tassi di apertura e di lettura e sono “meno affollati” rispetto ai social o app di messaggistica come Whatsapp (percepito dagli utenti come un canale per le comunicazioni personali).
Ecco alcuni esempi di come gli SMS possono supportare le attività di employee branding:
- Reminder per riunioni che prevedono l’incontro di più team, con un breve punto dell’ordine del giorno
- Migliore coordinamento della rete vendita (per settori come quello immobiliare ad esempio) che non sempre ha a disposizione il pc per leggere mail/controllare i programmi di lavoro condiviso
- Ricevere conferme per la registrazione agli eventi aziendali, senza appesantire il lavoro di HR con la raccolta delle adesioni. C’è infatti una particolare tipologia di SMS, i 2-Way, che consentono la ricezione di risposte da parte dei destinatari e la raccolta delle medesime in file scaricabili e generati automaticamente
- Invio di informazioni sulle attività di team building extra-lavorative
- Invio di comunicazioni ai turnisti che lavorano in orari diversi da quelli consueti d’ufficio e sono soggetti a reperibilità notturna o nei giorni festivi
- Invio di promozioni/offerte rientranti nei benefits aziendali, come scontistiche su particolari tipologie di prodotti o servizi convenzionati
Gli SMS, come vediamo, possono migliorare i flussi di lavoro interno e supportare il coinvolgimento dei dipendenti in attività extra lavorative, diminuendo in molti casi lo stress legato a queste attività.
Inoltre, vengono percepiti come un canale più “personale” rispetto alle email, a un calendar o alle notifiche provenienti dai programmi di lavoro condiviso.
Allo stesso tempo, non “disturbano” i dipendenti inserendosi nelle chat private di canali come Whatsapp, Messenger o altre app di messaggistica.
Insomma, gli SMS possono essere un valido strumento a supporto delle aziende per migliorare la relazione con i propri dipendenti e comunicare in modo efficace, piacevole, amichevole e funzionale.
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